Di Andrea Persi
Nella calura estiva mentre si sogna un po’ di refrigerio in acqua un bel film su un mostro marino dai dentoni aguzzi e dalla stazza di una corazzata ci sta bene. Non a caso Steven Spielberg fece uscire il suo Squalo il 20 giungo del 1975 (qui da noi arrivo a dicembre dello stesso anno), mentre il nostro Enzo Girolami (in arte Enzo G. Castellari) fece uscire L’ultimo squalo nella primavera del 1981, facendo venire i brividi non solo al pubblico ma anche alla Universal, all’epoca impiegata nella produzione del Lo squalo 3, che fece causa al regista per un presunto plagio con primo capitolo della saga, ottenendo il ritiro della pellicola in Usa. Da allora i simpatici mangiatori di uomini sono stati dotati di un’intelligenza superiore nel film Blu Profondo del 1999, mandati a devastare metropoli sulle ali del vento, nella serie parodistica Sharknado o in settimana bianca nell’improbabile Avalanche Sharks del 2014 e perfino posseduti dal principe delle tenebre nell’ultra-trash Shark Exorcist del 2015. Jon Turteltaub, dopo averci lasciato in sospeso con la sua “bilogia” de Il mistero dei Templari, aver diretto il dimenticabilissimo L’apprendista stregone e la simpatica commedia Last Vegas, ha preferito un approccio action che però non scadesse nel demenziale assistito da Dean Georgaris, Erich Hoeber, Jon Hoeber allo script, Tom Stern, direttore della fotografia di fiducia del premio Oscar Clint Eastwood in film come American Sniper e Sully e Harry Gregson-Williams alle musiche.
Il sub Jonas Taylor (Jason Statham) dopo una missione nella fossa della Marianne in cui ha perso due uomini e non è riuscito a salvare tutto l’equipaggio di un sottomarino attaccato da una misteriosa creatura si è ritirato a vivere in Thailandia, ritenuto pazzo da tutti. Ma quando una anche una squadra di ricercatori di cui fa parte anche l’ex moglie (Jessica McNamee) viene aggredita dalla stesso essere, Jonas dovrà tornare ad affrontare il pericolosissimo mostro.
Tratto dal libro Meg dello scrittore Steve Alten e frutto di un travagliato adattamento iniziato addirittura nel 1998, il film utilizza l’idea, cinematograficamente non nuova e già alla base dei b-movie Megalodon del 2004 e Shark Attack 3: emergenza squali del 2002, di una sorta di “Mondo Perduto” al di sotto degli oceani dove specie acquatiche leggendarie e letali hanno continuato a prosperare. La storia, esaltando la fisicità e l’espressività “simil vaso di terracotta” del protagonista Statham, sciorina personaggi stereotipati a valanga, che in questo caso svolgono egregiamente una catartica funzione ricreativa per lo spettatore, il quale pur sapendo cosa aspettarsi non rimane annoiato e che vanno da solito milionario pronto a devastare la natura per interesse, alla bambina pedante ma più intelligente di metà degli adulti, alla sexy scienziata e ai geni dell’elettronica panciuti e nerdacchioni (uno dei quali interpretato dall’ex star di Heroes Masi Oka), mentre la storia scorre in maniera piacevole per le circa due ore di durata, dosando spettacolarità e ironia nelle giuste quantità, particolarmente ben fatte le scene del salvataggio e della successiva caccia alla creatura, smarrendo però la rotta nel finale dove le assurdità superano spesso e volentieri la soglia dell’umana tolleranza in nome della spettacolarità pacchiana, tipicamente hollywoodiana.
Gradevole (e sanguinolento) intrattenimento estivo da guardare prima di fare il bagno o di immergersi con la muta da sub.