Di Andrea Persi
Tutte le cose belle finiscono. Ma per fortuna anche quelle brutte ed ecco quindi il terzo e conclusivo capitolo sulla storia d’amore tutta catene e fruste tra Christian e Anastasia, detta, appunto, Ana, tratta dai libri della scrittrice britannica E.L. James, la quale sta già provvedendo a “riscaldare la propria zuppa” con tre nuovi libri in cui la stessa storia è raccontata dal punto di vista di Christian. A dirigere la pellicola troviamo di nuovo il regista James Foley (Un giorno da ricordare, L’ultimo appello), mentre alla fotografia John Schwartzman (premio Oscar per Seabiscuit – un mito senza tempo), alle scenografie Nelson Coates (Il collezionista, La giuria) e alle musiche Danny Elfman (La ragazza del treno e l’imminente remake del classico Disney Dumbo).
Christian Grey (Jamie Dornan) e Anastasia Steele (Dakota Johnson), si sono finalmente sposati e, dopo che la ragazza è riuscita a dare un equilibrio ai lati più oscuri della personalità dell’uomo, la vita sembra finalmente scorrere felice, finché un vecchio nemico, l’ex capo di Anastasia Jack Hyde (Eric Johnson), non fa la sua ricomparsa deciso a rovinare l’esistenza della coppia.
La trama, degna di una puntata di Beautiful scritta da un autore di fanfiction ubriaco e girata peggio, nella sequenza iniziale, il prete che celebra le nozze scompare tra un’inquadratura e l’altra manco fosse David Copperfield, si rivela subito un labile pretesto per mostrare i vari giochetti erotici dei protagonisti tra le immancabili manette che la giuliva Ana rivela di avere a disposizione nella scena in cui i bodyguard devono bloccare il malintenzionato penetrato (anche lui!!!) nel nido d’amore dei coniugi Grey, la copula post inseguimento in auto della durata di 10 secondi (la prima non il secondo) e quella con il barattolino di gelato nella casa di montagna (che correlazione geniale!!!!). Tutte sequenze alquanto banali e prevedibili che dimostrano come la storia sia ormai arrivata al capolinea, perdendo qualsiasi aspirazione di raccontare una relazione ambigua e morbosa per ripiegare su un’insipida narrazione da commedia giallo\rosa con le scene di sesso che cercano di puntellare il traballante plot. Ma né il seno in costante bella mostra della Johnson, pallida ed espressiva come una mozzarella di Casoria, né la “confezione addominale da sei” di Dornan, ex sceriffo nel telefilm C’era una volta e sosia palestrato e inespressivo del simpatico David Harbour di Stranger Things, risollevano la storia dal piattume cosmico che la caratterizza. Unici aspetti positivi sono le scenografie eleganti e iperpatinate, in cui anche i passanti sembrano modelli in passerella e l’ottima colonna sonora che mette al servizio delle varie scene di sesso, gradevoli brani pop brani quali Heaven di Julia Michaels o For you di Liam Payne e Rita Ora.
Insomma, mai un film su un sadico fu tanto indicato per soddisfare un pubblico di masochisti.