Di Andrea Persi
Recentemente l’Opera nazionale ungherese ha cancellato il musical Billy Elliot, basato all’omonimo film del 2000, dopo una dura campagna di stampa in cui che accusa lo spettacolo di rappresentare “un modello di vita deviante per i bambini”, riferendosi non al fatto che un undicenne debba vivere nell’indigenza perché la famiglia è povera, ma perché aspira a ballare. Fortuna non migliore ha avuto il recente Tuo, Simon, in cui si racconta il coming out di un adolescente americano, interpretato dal bravo protagonista di Noi siamo tutto Nick Robinson che è stato vietato in India e ha subito un visto di censura fino ai 21 anni a Singapore.
Staremo a vedere, dunque, quale sarà il destino della commedia, in uscita il prossimo 12 luglio, contenente garbate tematiche sociali sull’omosessualità, diretta da Andrew Fleming (Giovani streghe, Le ragazze della Casa Bianca), il cui titolo originale, Ideal home, è stato modificato dalla distribuzione più attenta al botteghino, con uno che richiama l’omonima serie tv della Fox, sceneggiata dallo stesso regista, per la fotografia di Alexander Gruszynski (Pagemaster, Studio 54) e le musiche di John Swihart (How I Met Your Mother).
L’eccentrico e maturo chef televisivo Erasmus Dickie Brumble (Steve Coogan) vive tranquillamente col suo compagno Paul (Paul Rudd), finché suo figlio Beau (Jake McDorman), avuto in gioventù, non finisce in prigione affidando al nonno il piccolo Bill (Jack Gore) che scombussolerà, forse in meglio, il mènage della coppia.
Il plot narrativo di Fleming non brilla certo di originalità, ispirandosi a situazioni tipiche delle commedie anni ’80-’90 sulla paternità inattesa (come nel classico 3 scapoli e un bebè) e sull’omosessuale-genitore (e in questo caso nonno) per un “peccato” di gioventù come Ugo Tognazzi ne Il vizietto ma viene salvato, nonostante il finale piuttosto melenso, dai dialoghi fulminanti e dalla recitazione dei protagonisti in particolare del bravissimo Coogan vero e proprio mattatore della pellicola, grazie al cinismo e alla stravaganza del proprio personaggio, si vedano le scene in cui Bill quasi sorprende la coppia in intimità o quella della visita dell’assistente sociale.
Nel complesso una commedia piacevole che non disdegna, si vedano la scena delle festività natalizie o le immagini nei titoli di coda, di mandare il messaggio che non esistono famiglie perfette, ma solo famiglie in cui ci si ama oppure no.
Andrea Persi